Il “sale” è così lontano dal
bianco sintetico al quale ci hanno abituati, toccandolo di accorgi di quella
consistenza umida e sabbiosa che non conosciamo più, annusandolo poi succede il
resto….. riconosciamo il valore del Sale, quello integrale, dell’atlantico.
Chi è già un po’ avvezzo alla consapevolezza alimentare
saprà bene quello che vuol dire ma soprattutto perché sarebbe bene evitare il
sale iodato.
Leggendo il libro “Il sale fa
bene” di Sabine Eck (medico chirurgo, naturopata, omeopata) si comprende bene
perché bisognerebbe evitare di portare in tavola quel famigerato” cilindretto
di plastica” di cui parlavamo poc’anzi:
·
Il sale integrale è l’unico che merita
l’appellativo di sale, in quanto miscela
di sali minerali, proveniente dal mare.
Composto per circa il 96% di cloruro di sodio, e per il restante 4% di oltre 80
oligoelementi (praticamente tutta la tabella di Mendelev, tranne gli elementi
instabili o radioattivi, e compreso per esempio l’oro), estremamente importanti
per la nostra salute. Purtroppo da trent’anni a questa parte quello che viene
venduto come sale alimentare è cloruro di sodio (NaCl) puro, perfettamente in
linea con l’ottusità di un certo tipo di scienziati; pare che ormai sia legge
il fatto che se un prodotto della terra fa bene a qualcosa il merito è del
“principio attivo” (ad esempio il betacarotene della carota o la vitamina C del
limone).
Ammesso e assolutamente non
concesso che fosse il principio attivo a far bene alla salute, e non la
combinazione di acqua, minerali, vitamine, glucidi, fibre e proteine presenti
nella carota – è meglio andare in farmacia
a comprare un flacone di betacarotene (condito con additivi vari), con quello
che costa, o al mercato a comprare un mazzo di carote appena colte, che non
solo hanno un buon sapore, ma ci si può pure giocare in cucina in mille modi
diversi?
Fatto sta che a un certo punto
qualcuno si è reso conto che il cloruro di sodio spacciato per sale non è
proprio il massimo per la salute; ad esempio pare abbiano preso dei granchi di
mare e li abbiano immersi in due soluzioni, una di acqua e sale integrale e
l’altra di acqua e sale raffinato, e che i poveretti messi a dimora nell’acqua
“raffinata” siano morti in 24 ore.
Così a qualcuno è venuta un’idea
geniale: prendiamo il sale integrale, e, come facevamo prima, togliamogli tutti
gli elementi che non siano cloruro di sodio, compreso lo iodio, così possiamo
continuare a rivenderlo all’industria per produrre materie plastiche, e
riciclare quello che resta per uso alimentare!; la differenza è che poi lo
iodio ce lo rimettiamo, ma di sintesi, così il sale lo vendiamo maggiorato
perché fa tanto bene alla tiroide. Poi magari ci mettiamo anche un anti-agglomerante,
così viene bello asciutto. Cosa ne penserebbero i granchi di prima?
Pur non volendo considerare il
fatto che l’apporto di iodio servirebbe (in teoria) per una tiroide ipofunzionante,
mentre se come in tanti casi la tendenza è a iperfunzionare ci vorrebbe il suo
antagonista, il bromo (a quando il sale bromato, anzi impoverito e poi
ri-bromato?), c’è anche il particolare che, guarda caso, nel sale naturale lo
iodio e il bromo ci sono entrambi, e il nostro organismo è perfettamente in
grado di prendere l’uno o l’altro alla bisogna (che ne so, bromo dopo una
litigata, iodio dopo un’influenza stancante) e di eliminare il resto attraverso
le urine. In più nel sale vero ci sarebbe anche il cloruro di Magnesio (che tra
l’altro è l’elemento che conferisce l’umidità al sale, essendo igroscopico),
che ha un’azione favorevole sia nell’ipo che nell’ipertiroidismo.
Utilizzare quotidianamente piccole dosi di sale marino integrale *normale* ci dà quindi la possibilità di assumere microdosi salutari di ognuno di questi elementi, oltre agli altri. Non so, ho la sensazione che per quanto riguarda l’alimentazione valgano le stesse regole della cucina (e di tutto il resto): la semplicità, rilassarsi e seguire il fiume; sopra tutto non cercare (in questo caso fingere) di migliorare ciò che è già perfetto.
Utilizzare quotidianamente piccole dosi di sale marino integrale *normale* ci dà quindi la possibilità di assumere microdosi salutari di ognuno di questi elementi, oltre agli altri. Non so, ho la sensazione che per quanto riguarda l’alimentazione valgano le stesse regole della cucina (e di tutto il resto): la semplicità, rilassarsi e seguire il fiume; sopra tutto non cercare (in questo caso fingere) di migliorare ciò che è già perfetto.
Allora che ne pensate, facciamo
un acquisto di gruppo? Dopo di ché iniziamo a sperimentare i tanti spunti,
ricette e consigli uso del sale tratti dal libro della Sabine Eck?
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